"È da tanto che non scrivo. Se i miei occhi non possono afferrare novità, la mia mano si blocca e la penna non scorre. Si intoppa. Mi dicono che un buon giornalista trova la meraviglia e l’intrigo ogni cento metri, passeggiando lungo al marciapiede. Probabilmente non sono una brava giornalista.
O forse in questo periodo mi manca l’universo da cui colgo ispirazione. E’ tempo di andare di nuovo. Lo sento, come quando d’inverno apro la finestra e, anche se c’è il sole, si percepisce odore di neve. Inutile pensare diversamente, nevicherà.
Il fatto è che non sono un’italiana all’estero. Non ora, non fisicamente. In questo istante sto in Italia. La mia testa però è qua a spizzichi e mozzichi. Per il resto è un po’ là.
Dove? Là…sì proprio là. Non qua insomma.
Oggi mi potete vedere passeggiare per Torino. La testa sempre un po’ persa tra le nuvole. A volte sbatto contro i cestini della spazzatura, perchè mi perdo a guardare gli aerei che incrociano il cielo di Torino.
Sto qua, ma mi sento un’italiana all’estero. Non solo perchè so che partirò di nuovo prima o poi. Ma perchè essere un italiano all’estero è una condizione mentale, un’attitudine dell’anima.
L’italiano all’estero è smosso. In particolare è pervaso da senso di fuga, insoddisfazione e curiosità atroce. L’italiano all’estero non ce la fa a vedere sempre lo stesso orizzonte. Non coltiva il campo dei nonni, sogna in lingue sconosciute e mangia di tutto. E quindi se non gli piacciono le banane, se va in Venezuela se le farà piacere in tutte le salse. L’italiano all’estero non è nè di qua nè di là. A Natale per esempio, se l’italiano all’estero è all’estero, sicuro che torna in Italia. Se è in Italia…andrà all’estero.
L’italiano all’estero si muove perchè è alla ricerca. A volte si sa di cosa. Altre volte no. Alcune volte fa di tutto per non saperlo, perchè va a finire che chi cerca trova e se trova poi è un casino. Gli tocca fermarsi. E non ha ancora capito se indugiare è piacevole.
Quando è ora di partire, si parte di colpo. E’ un attimo. E’ lungo invece il processo che porta a prendere la decisione di andare. In ogni caso esistono casi sintomatici.
Ma mettiamola sul ridere…
Ad esempio, quando ci si trova a canticchiare “Fly away” di Lenny Kravitz mentre si versa il latte sui cereali, che si ammollano perchè ci si perde nell’acuto dello “yee yee”, significa che l’italiano in questione sta covando qualcosa…
Se mentre ci si mette gli occhiali scuri e ci si butta fuori di casa, si ritorna indietro di corsa perchè manca l’mp3 con l’immancabile “In viaggio” dei Csi, dovrebbe cominciare a scattare un campanello d’allarme. E intanto si canta senza sosta “viaggiano i viandanti, viaggiano i perdenti, viaggiano i più adatti ai mutamenti, viaggia sua Santità…”. Certi di far parte di una di queste categorie, ma non l’ultima.
Se poi mentre si pranza, o si fa la doccia, neppure ce ne si accorge ma si fischietta “Migrazioni” di Cristina Donà, è sicuro. Si è di fronte a un italiano che sta meditando di andare.
Al di là delle canzoni, ognuno ha il suo motivo per condursi in Africa, in America, in Australia…Sulla Luna. Sono tutti diversi. Ma in tanti c’è qualcosa che manca. Qualcosa di nostalgico, struggente, malinconico…Quel legame spezzato o mancante non fa piangere, fa venir voglia di puntare a sud, o a nord per andarlo a prendere, per farsi travolgere, attraversare, sedurre fino a quando si rimarrà senza fiato, così provati da dover andare da qualche altra parte per cercare altro fascino. C’è voglia di pienezza.
Dopo tante seduzioni e amori si può anche tornare in Italia…o forse no. L’Italia la guardi su Repubblica online, sul sito di qualche blogger che parla di arte, di politica, di cibo. L’Italia, la si continua a percepire attraverso i commenti inviati dagli amici. Internet serve a questo.
E di colpo succede qualcosa di strano. Quando si è italiani all’estero si diventa iper orgogliosi se succede qualcosa di bello in Italia, oppure si crolla abbacchiati, afflitti da una vergogna atavica, se qualcuno dei compaesani si comporta male da qualche parte del mondo.
Perchè quando si è italiani all’estero si ha quasi la sensazione di essere non un italiano, ma l’icona stessa dell’Italia…Tu, ragazzo all’estero, non sei 1 italiano, sei l’Italia! E sei tu stesso a investirti della responsabilità di rappresentarla per bene, anche se a volte non è facile, perchè ci si vergogna un po’. E così nasce la voglia di raccontarla tutta l’Italia quando si è all’estero, nel bene e nel male.
L’italiano all’estero è l’aedo del 21°secolo. Il cantafavole, nell’accezione più pura del termine. Lui racconta e affascina e si affascina da solo. Perchè l’Italia te la porti dietro come la chiocciola la sua casa. Non c’è niente da fare ed è bello così.
E così si va, si sceglie una nuova via godendo di tutte le novità ma portandosi dietro la propria sovrastruttura che è tutta italiana. C’è chi rimarrà per sempre in un posto perchè ha trovato cosa mancava e chi continuerà a gironzolare un po’ più randagio.
Il tutto nell’attesa che torni a mancare la mamma o che un giorno ci si possa svegliare con un’insensata voglia di pasta. Al pesto, per favore, e con tanto, ma proprio tanto parmigiano."
-scritto da una viaggiatrice.
“Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta: cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè. I loro desideri hanno le forme delle nuvole”
— Charles Baudelaire.